Gela: «Come mangi bene il cornetto», e si scatena l’inferno.
Redazione
«Come lo mangi bene quel cornetto». La scintilla è tutta in una frase, una battuta che suona più o meno come il virgolettato di cui sopra e, comunque, allude in maniera esplicita al… «cornetto». Un dolce che la ragazza, Giuseppa Di Giacomo, sta consumando al banco assieme a due ragazze e al fratello dopo una serata al ristorante. Troppo sbagliata, evitabile, gratuita, insomma «troppo» per una città in cui basta molto meno, appena uno sguardo in tralice, per estrarre fuori dalla tasca i tirapugni. Ma la domanda è una e una sola, basta veramente così poco perché un bar, una città, si trasformi in un inferno? Era al banco del Gb Oil, Giusy, con altre due donne e al fratello, quando – sempre stante al resoconto investigativo – le si avvicina un uomo del «gruppo di Licata». Con l’approccio tutt’altro che galante di cui sopra. Da lì a poco si scatenerà una rissa con sparatoria finale.
Gli indagati.
Una rissa per motivi futili che purtroppo rimette alla berlina il nome di Gela, una città difficile e dolente, dove si delinque con troppa facilità e il confine tra il bene e il male a volte è molto, molto sottile. Il resto della rissa e noto e ampiamente documentato dai filmati. I gelesi, abbastanza ammaccati, chiedono man forte al fratello maggiore della ragazza, di Giusy, arrabbiata sia per i ceffoni che per la festa di addio al nubilato rovinata da quel tafferuglio. Sul posto arriva Paolo Quinto Di Giacomo, 34 anni. Ha una pistola con silenziatore (da qui la possibile aggravante della premeditazione), chiede al fratello Eliseo Di Giacomo di sapere chi sia l’autore della bravata e incurante della presenza di 4 carabinieri e due poliziotti, intervenuti nel frattempo a sedare gli animi, fa fuoco più volte. Riesce a colpire Michele Cavaleri, 42 anni, ora piantonato in ospedale, sottoposto ai domiciliari: almeno due dei 7 colpi lo centrano all’addome. Spara anche a un altro dei licatesi, che si getta a terra ma illeso, prima che un coraggioso carabiniere, aiutato poi dai colleghi, riesca a neutralizzarlo e disarmarlo. Nella sparatoria un proiettile vagante prende di striscio un ragazzo, un soccorritore del 118, che rimane ferito lievemente a una gamba.
Nel pomeriggio, durante una conferenza stampa, il procuratore capo, Fernando Asaro, ha voluto sottolineare i molti aspetti investigativi ma anche, se non soprattutto, l’impatto sociale di quanto accaduto. E, ovviamente, gli esiti di una indagine che è ancora in corso. Sono unici le persone coinvolte. Uno è in carcere, Paolo Quinto Di Giacomo. Ai domiciliari, per ora piantonato in ospedale, Michele Cavaleri. Domiciliari anche al fratello di Di Giacomo, Eliseo. Libera invece la sorella, Giusy, per la quale il Gip non ha ritenuto fondate le esigenze per una misura cautelare. Degli altri 7 soggetti coinvolti, quasi tutti incensurati, uno è irreperibile (uno dei licatesi), altri due sono ai domiciliari e quattro hanno l’obbligo di presentazione negli uffici di Polizia.
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