Assunzioni, medici e posti: la verità sulla pandemia in Sicilia
Redazione
Quante sono state le assunzioni? Qual è la situazione reale del contrasto al Covid nell’Isola? Ecco qualche risposta.
Dall’inizio della pandemia, secondo quanto comunicano dall’assessorato regionale alla Salute, sono state assunte circa 3.700 persone per accorrere nella trincea del contrasto al Coronavirus. Una quota così suddivisa: 2.670 tra medici e infermieri, 1.028 per altro personale, ovvero operatori socio sanitari, tecnici di radiologia, biologi etc etc. Si tratta di una fetta consistente – la fonte è sempre l’assessorato – delle assunzioni della sanità siciliana, con tutte le tipologie di contratto e con le stabilizzazioni, da gennaio 2018 a settembre 2020: più di novemila. Per la precisione, 9.214.
Un ‘esercito di operatori’, ma…
A guardarlo così, un esercito di intrepidi, gettato nella mischia. Che, nonostante lo sforzo non piccolo e l’impegno di chi li ha messi in campo, secondo la prospettiva più immediata, hanno dato un po’ di ‘sollievo al disagio, senza risolverlo. E qui torniamo nello specifico del Coronavirus. C’entrano sicuramente le dimensioni della seconda ondata, ma c’entra, in generale, anche altro. La domanda, come si dice, sorge spontanea: se le statistiche esibite sono lusinghiere, che cos’è l’ombra della catastrofe che, ogni giorno, si proietta sul muro immaginario della paura di tutti?
La sofferenza della sanità siciliana (e di quella nazionale) si mostra in tutta la sua interezza. Non soltanto perché quotidianamente deve risolvere i suoi guai sul versante Covid. Ma perché, come abbiamo scritto, c’è dell’altro. Eccolo: ‘Tecnicamente si chiamano “riconversioni”, altro non sono che trasformazioni di reparti ospedalieri per destinarli ai pazienti Covid. E così si perdono i posti letto per le cure a cui erano finalizzati. Il rischio è che per fronteggiare la pandemia si trascuri chi soffre di altre patologie. Una situazione che al momento, secondo il dirigente generale dell’assessorato regionale alla Sanità, Mario La Rocca, viene tenuta “abbastanza sotto controllo”‘.
E un segnale supplementare si può cogliere nella recente comunicazione del dipartimento pianificazione strategica dell’assessorato regionale alla Salute: “Alla luce dell’attuale situazione epidemica che vede la curva dei contagi crescere in maniera esponenziale appare necessario riorganizzare l’attività ospedaliera delle strutture in atto prioritariamente dedicate all’assistenza ai pazienti Covid, anche al fine di ottimizzare le risorse di personale”. Come? Recuperando le risorse disponibili, raschiando il raschiabile, e con un piano di ricoveri ‘differibili’.
I dati su ricoveri e terapie intensive
La narrazione di una pandemia può, tuttavia, percorrere binari separati, nella Babele di riflessi irriducibili. E i numeri restano, comunque, una visuale essenziale. In Italia, il 52% dei ricoveri nei reparti di area medica degli ospedali riguarda pazienti Covid, quindi ben oltre la soglia definita ‘critica’ del 40%. A superare questo valore sono undici regioni, ma non c’è la Sicilia che si piazza al terzo posto per i nuovi posti letto attivati di terapia intensiva. A rilevarlo sono i dati dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali (Agenas) aggiornati al 10 novembre, da cui emerge che i posti di terapia intensiva occupati da pazienti Covid toccano il 37% a livello nazionale, 7 punti oltre la soglia critica del 30%.
“Problemi già in tempo di pace”
Cosa ne pensano, dunque, i sindacati della situazione attuale? “Le assunzioni andavano realizzate già per la presentazione della rete ospedaliera – incalza Angelo Collodoro del Cimo -. Il punto dolente è che manca il personale e che sono state fatte un po’ di stabilizzazioni. Tutti noi sapevamo quali erano i problemi già in tempo di pace ed è perciò normale che aumentino in tempo di guerra. Eravamo messi male, siamo messi peggio, dopo anni di tagli. Pure dal punto di vista dei posti letto: non ci sono aggiunzioni, ma riconversioni che tolgono cura ai malati non Covid. Sono stati persi mesi preziosi”.
La linea sindacale è critica, come le opposizioni che attaccano il governo che, dal canto suo, si difende. E contrattacca. Quasi impossibile separare nitidamente nei dispacci la cruda realtà dalle rispettive narrazioni, in un caleidoscopio di cifre, voci e analisi.
‘Verità’ è il titolo ambizioso che abbiamo dato al presente articolo, a prescindere dalle rispettive versioni, su cui ognuno potrà farsi un’idea. Una verità, forse, appartiene all’immagine che abbiamo scelto: un giovane medico, stremato, dopo il suo lavoro: non è un caso raro. L’impegno negli ospedali è allo spasimo e viene garantito grazie al sacrificio dei camici di ogni colore. Allora la domanda che rimane è questa e va rivolta a tutti: perché medici e infermieri sono stati ancora una volta costretti a indossare i panni degli eroi?
@Giornaledisicilia