Venerdì 13 porta sfortuna? Una “tradizione” nordica arrivata fino a noi
Redazione
In Italia più che il 13 si teme il 17, ma sul giorno sono tutti d’accordo
Oggi è venerdì 13, giorno che, per i superstizioni, è nefasto e sfortunato. Una “regola” che vale soprattutto nel mondo anglosassone, dove, persino sugli aerei la fila 13 viene saltata a piè pari.
Il 13 è infatti il numero che porta male nella mitologia nordica perché corrisponde a Loki, la tredicesima divinità dell’universo pagano del Nord. Loki è il dio dell’inganno. Loki era un dio molto crudele con gli uomini ed è soprattutto da Loki che il 13 diviene simbolo di sfortuna e di sventura. Ma pure nell’area mediterraneo il 13 non se la passava bene. Secondo lo storico Diodoro Siculo che visse nel I secolo a. C., Filippo II re di Macedonia e padre di Alessandro Magno, fu ucciso da una sua guardia del corpo dopo uno “sgarro” agli dei: aveva fatto costruire una propria statua accanto a quelle delle dodici divinità dell’Olimpo.
Sul venerdì c’è una lunga letteratura: nell’Ultima Cena ad asempio Giuda era il tredicesimo commensale e Cristo fu crocifisso di venerdì che è dunque il giorno della morte di Gesù. Ma pure per la Bibbia il venerdì non è meglio meglio: Adama ed Eva furono cacciati dall’Eden di venerdì, Caino uccise Abele di venerdì e persino San Giovanni Battista fu “decollato di venerdì”. Inutile chiedervi se sapete che giorno fu compiuta da Erode la Strage degli Innocenti. Sì, avete immaginato bene: di venerdì. Altri accadimenti nefasti sono accaduti di venerdì: nel 1869 ci fu il primo venerdì nero delle borse mondiali, così come nel 1929. I Templari furono arrestati un venerdì 13 per ordine del re di Francia Filippo il Bello. Era il 1307, il sovrano si prese anche tutti i loro beni e i cavalieri lanciarono una maledizione sul giorno venerdì 13 affinché fosse sfortunato per tutti. Va detto che in Italia, più che il 13 si teme il 17. Del resto 13 ad esempio era invece quasi sinonimo di fortuna: “Ho fatto 13!”. Mentre come giorno, almeno secondo la tradizione romana, era meglio guardarsi dal martedì piuttosto che dal venerdì perché era il giorno dedicato al dio della guerra della discordia, Marte. Si credeva comunque che i figli nati di venerdì fossero destinati ad una vita difficile e che gli anni bisestili fossero catastrofici. E va detto che se uno pensa al 2020 come dargli torto? La sfiga del 17 è da attribuire al fatto che sulle tombe si scriveva in latino «VIXI», ovvero «Vissi», per dire «Ero vivo (sono morto)». VIXI è anagramma di XVII, cioè 17 in numeri romani. Poi c’è che il 17 dicembre e il 17 febbraio, nella Roma antica, si celebravano rispettivamente i Saturnalia e Quirinalia: i primi dedicati a creature degli inferi i secondo invece al farro e i 17 febbraio era consentito a tutti di farne la torrefazione e non solo ai ricchi. Insomma, era roba da sfigati.
@Lasicilia