Morto (non di Covid) per mancanza di posti: ecco tutti i “no” nella cartella clinica

Redazione

Il 77enne di Monreale e le 11 ore all’Ingrassia. Ricerca (vana) fra più Cardiochirurgie e sale operatorie. Il caso ora all’Ars

Il signor N. F., 77 anni, di Monreale, arriva al pronto soccorso dell’Ingrassia di Palermo 34 minuti dopo la mezzanotte del 5 dicembre. Alle 11,40 i medici, dopo aver interrotto le ultime, disperate, manovre cardiache, ne constatano il decesso.
In tutto 11 ore. Ecco cos’è successo.

L’anziano arriva a bordo di un’ambulanza del 118. Riferisce di una «facile faticabilità» da tre giorni con una «febbricola». Viene accolto con un codice verde. Alle 4,01 viene sottoposto a elettrocardiogramma e tampone antigenico. E trasferito in una stanza d’isolamento. «Sospetto Covid», si legge nella relazione sanitaria del pronto soccorso. Ma l’esito sarà negativo.

Alle 7,33 un medico del pronto soccorso registra che «da circa 30 minuti si prova a contattare la cardiologia telefonicamente e non rispondono». Il paziente viene «rivalutato» poco dopo. Alle 9 un’ecografia mostra un «quadro compatibile con embolia polmonare massiva, ventricolo destro dilatato ed ipocinetico, versamento pericardico circonferenziale». Il sospetto viene confermato da una Tac al torace (eseguita alle 10,19 e registrata in pronto soccorso alle 10,33) in cui si esplicita un «aneurisma dell’aorta toracica ascendente» in fase di «essiccazione acuta».

La cartella clinica è chiara: a questo punto N. F. va trasferito. E comincia la caccia a una struttura disponibile, in tempo di pandemia. Alle 10,36 il contatto con la Cardiochirurgia del Policlinico di Palermo: «Sala operatoria impegnata». Identico esito in un’altra struttura privata, Villa Eleonora. «Si contatta Ismett Palermo per disponibilità posto letto», è la speranza annotata nella relazione. Alle 10,38 arriva il rifiuto: «Ismett ospedale Covid non può accettare altri pazienti», scrive il medico dopo aver sentito un collega dell’istituto d’eccellenza partner della Regione. Alle 10,48 arriva anche l’indisponibilità del Policlinico di Catania: «Sala operatoria impegnata». E 11 minuti dopo è ancora Villa Eleonora, tramite il «responsabile del dipartimento di Anestesia», che «non dà disponibilità di posto letto». Alle 11,12, dopo un altro tentativo col Policninico di Palermo («no posto letto di rianimazione», l’esito registrato), il pronto soccorso dell’Ingrassia dispone tramite 118 la ricerca di una Cardiochirgia «fuori Isola più vicina».

Il paziente peggiora. Alle 11, mentre è ancora nella sala grigia, chiama i sanitari per «sudorazione e malessere generale». Viene trasferito in sala rossa, assistito dal un cardiologo e da un rianimatore; è «vigile e collaborante», ma anche «sofferente e sudato», eppure «non lamenta dolore toracico». Dopo due minuti N. F. «perde conoscenza e va in arresto cardiocircolatorio». Scattano le manovre rianimatorie, si tenta anche di rimuovere il liquido in eccesso nel cavo pericardico. Passano 25 minuti. In cui «il paziente non ha mai ripreso né polso né respiro né coscienza». Alle 11,40 i medici dell’Ingrassia si arrendono. E così «si constata l’avvenuto decesso».

Al pronto soccorso dell’Ingrassia il 77enne «è arrivato nella notte – è la ricostruzione dell’Asp raccolta dall’Ansa – e le sue condizioni non apparivano gravi. Via via che sono arrivati gli esami è emerso che aveva un’embolia e una dissecazione aortica. Poco dopo le condizioni sono aggravate ed è morto». C’entra qualcosa la catena di no dagli altri ospedali? Se lo chiede il Cimo, sindacato dei medici, nel riferire che in ospedale sono arrivati i carabinieri. Ed è stata disposta, col parere favorevole del pm di turno, la restituzione della salma ai familiari. Che non avrebbero però presentato denuncia.

«Quanto successo è un fatto molto grave su cui vorrò andare fino in fondo», afferma la presidente della commissione Salute all’Ars, Margherita La Rocca Ruvolo, che annuncia un’interrogazione all’assessore Ruggero Razza. La presidente della commissione Salute dell’Ars vuole «sapere il nome e il cognome delle persone che si trovavano nelle sale operatorie dell’Ismett, del Policlinico di Palermo, di Villa Maria Eleonora, degli ospedali di Catania dove ci sono le cardiochirurgie». Tanto più che «nei giorni scorsi, quando la commissione ha visitato gli ospedali palermitani, ho chiesto come venivano garantiti gli interventi no Covid e non mi è stata manifestata nessuna criticità al Policlinico. E il direttore sanitario dell’Ismett mi ha detto che proseguono regolarmente tutte le attività compresi i trapianti».

Dall’Ismett rispondono che «l’Istituto è stato allertato mentre tutti i team di Cardiochirurgia della struttura erano impegnati in delicati interventi su pazienti sia Covid che non». Dei tre team operativi «uno era impegnato presso la sala operatoria dell’istituto per un bypass aorto-coronarico; il secondo e il terzo si trovavano rispettivamente presso Arnas Civico di Palermo e Cannizzaro di Catania per sottoporre ad Ecmo due pazienti in gravi condizioni da stabilizzare e poi trasferire presso la nostra struttura». E poi, nonostante il «contributo determinante nella gestione dei casi più gravi» di Covid, Ismett assicura che «non ha mai smesso di farsi carico dei trapianti e delle terapie ad alta specializzazione».

Ma La Rocca Ruvolo non molla: «Non capisco come i medici dell’Ingrassia non abbiano trovato un posto per operare l’uomo di Monreale. Sono molto indignata». E non è la sola.

@Lasicilia

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